Nonostante da tre anni ci sia una legge che promuove l’uso del sale iodato, sono ancora troppo pochi gli italiani che ne fanno uso e si espongono così al rischio di problemi alla tiroide. Se ne è parlato ad un convegno all’Istituto superiore di sanità (Iss), da cui è emerso che gli italiani a rischio sono circa 6 milioni. ”In realtà i benefici di un corretto apporto di iodio nella dieta sarebbero per tutti – ha spiegato durante il convegno Aldo Pinchera, dell’università di Pisa – ma sei milioni di soggetti sono a rischio, devono fare esami tutti gli anni con un grande costo anche economico”. Alla legge che promuove la vendita del sale iodato si era aggiunta, sempre nel 2003, una campagna del Ministero della Salute con lo slogan ‘Poco sale ma iodato’, mentre il previsto osservatorio epidemiologico stenta a decollare per carenze di fondi.
”Ad affossare la legge, che non prevede sanzioni, è principalmente la grande distribuzione – ha affermato Lucia Guidarelli, del ministero della Salute – il sale iodato dovrebbe essere in evidenza sugli scaffali, e i supermercati dovrebbero esporre la nostra locandina con i consigli per un uso corretto, ma non lo fanno, e lo stesso vale per la grande ristorazione che non mette a disposizione questo tipo di sale”. I principali rischi derivanti dalla carenza di iodio sono l’aumento di volume della tiroide (il cosiddetto ‘gozzo’, che è ancora endemico in Italia), ma anche alcuni problemi neurologici fino al cretinismo. Particolarmente a rischio sono le donne in gravidanza, perchè il fabbisogno di questo elemento cresce. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), la carenza di iodio è una delle prime dieci emergenze sanitarie nel mondo.
Autore/Fonte: ANSISA